Quando facevo la quinta elementare mi hanno chiesto cosa volevo fare da grande.
Io ho risposto sicura “Voglio fare il liceo scientifico sperimentale a indirizzo chimico-fisico, laurearmi in chimica industriale a indirizzo ambientale e occuparmi di ambiente”.
Il povero amico di mio padre che mi fece l’incauta domanda credo sia ancora in psicanalisi 😂
Il punto è che era davvero quello che volevo e l’ho fatto e con pochissime variazioni sul tema ho realizzato tutti i miei sogni: la laurea fu nel neonato corso di laurea in Scienze Ambientali (ora morto e sepolto inglobato in Scienze Naturali…fuggite sciocchi!) e ho scelto come percorso preferenziale l’inquinamento indoor ovvero la sicurezza sul lavoro, specializzandomi in rischio chimico, ergonomia e stress lavoro correlato.
Spesso continuavo anche a gestire i processi ambientali delle aziende per cui lavoravo, ma l’impatto dell’inquinamento sui lavoratori mi ha sempre appassionato molto.
Questo per dire che ho amato davvero quel lavoro fatto per 14 anni e che ancora oggi il tema ambientale è più di una logica preoccupazione, è parte di me.
E allora perché ho cambiato così radicalmente strada? Beh, per prima cosa perché sono una rocambolesca multipotenziale (in un prossimo post ti parlerò anche di questo) e ho sempre avuto tante passioni nella vita: ecologia, libri, comunicazione, fai da te, business, marketing, scrapbooking, cuciti, creatività, cucina, insegnamento, giardinaggio…serve altro? 😁
Il web mi ha permesso di mettere insieme tutti questo, la rete ha trovato un senso a questo mio essere multiforme, e mi ha donato pace interiore.
In secondo luogo è stato il mio senso di giustizia a richiedere questo cambiamento.
Ho delle cose da dire e non ritenevo giusto non avere una voce, un luogo in cui dire la mia. Quando ho scoperto i blog mi sono innamorata di questa possibilità e l’ho presa al volo.
Ma volevo giustizia anche per tutte quelle aziende che avevo conosciuto, che avevano grandi storie da raccontare ma nessuna idea di poterlo fare e di come farlo.
Mi ha sempre fatto rabbia questo potenziale inespresso, soprattutto per le piccole imprese o le professioniste, così ho deciso che avrei preso in mano la situazione e dato loro una voce, ma anche gli strumenti per usarla in modo indipendente. I miei sogni erano cambiati.
Ecco perché quando qualche giorno fa mi hanno chiesto di fare un colloquio per un posto importante in ambito sicurezza sul lavoro, ho detto di no.
Era un ruolo fighissimo, di alta responsabilità, con la possibilità di arrivare alle stanze del potere, di sedere a quello che Giulia Blasi definisce “il tavolo dei patriarchi”.
E io ho scelto di dire no.
In un certo senso ho rovesciato il tavolo, decidendo di continuare lungo il mio percorso, a fare la differenza secondo le mie regole, seguendo il mio sogno di dare voce al lavoro di chi non sa come tirarla fuori.
Per fare crescere i piccoli.
Per dare un’opportunità a tante donne che stanno costruendo la loro strada, che stanno seguendo il loro di sogno.
Cazzo se mi piace farlo!
E allora perché giocare secondo le loro regole? Perché rinunciare in nome di quello che altri considerano prestigioso? Come dice Sheryl Sandberg
Il costo della stabilità di risolve spesso in minori opportunità di crescita.
Voglio crescere per essere felice.
Ho detto no e sono felice.
Ho detto no e devo ringraziare le mie amiche Nike, Edy e Mariangela che quando ho vacillato per un secondo mi hanno detto “Non dire cazzate”.
La sorellanza esiste e fa parte di quei tavoli messi a gambe all’aria.
Tu stai seguendo davvero i tuoi sogni?
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