
Facciamo una confessione: sono libristicamente snob, ovvero non leggo quasi mai libri che stanno leggendo tutti. Faccio passare la buriana, sopporto i “Ma non l’hai ancora lettooooooo!?” detti con faccia scandalizzata e quando nessuno o quasi ne parla più finalmente vado a cercarmi il libro in questione.
Quindi anche per “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood (Ed. Ponte alle Grazie): l’ho letto solo dopo che si era calmato anche il clamore attorno alla serie (che non ho ancora visto perché anche su film e serie TV me la tiro 😎).
La storia
In un futuro nemmeno tanto lontano, negli USA la situazione è tragica: inquinamento a livelli tragici, sperimentazioni di armi biologiche che hanno reso sterile gran parte della popolazione, crisi dei valori e, come spesso è capitato nella Storia, conseguente ricerca di sicurezze in un sistema sociopolitico autoritario.
Nel nostro racconto questo regime ha come fulcro una fede cristiana completamente distorta (tanto è vero che ogni altra fede, comprese le varie confessioni cristiane cattolica inclusa, sono considerate eresie e messe al bando) che trova il suo centro nella supremazia maschile.
In una popolazione ormai quasi completamente sterile, il crollo delle nascite è posto tutto sulle spalle delle donne: gli uomini non possono mai essere sterili, quindi se non arrivano figli la colpa è della donna.
Le donne sono divise in diverse categorie:
- le Mogli sono le consorti legittime dei Comandanti, gli alti papaveri del regime, e hanno potere su tutte le altre donne (ma nessun altro tipo di potere) tranne che sulle Zie
- le Economogli sono le mogli legittime degli altri uomini
- le Marte sono donne anziane e/o sterili che vanno a servire le famiglie dei comandanti
- le Zie sono le guardiane dell’ortodossia ed educano il gruppo seguente ovvero
- le Ancelle, donne fertili che vengono mandate nelle case dei Comandanti per dare loro una discendenza quando la moglie non riesce ad avere figli (non entro nei dettagli perché sono una delle cose che rende interessante la narrazione); ti dico solo che non hanno nome: prendono il patronimico Di+nome del Comandante come vero segno di spersonalizzazione e appartenenza a un uomo, come un oggetto
- le Nondonne ovvero donne sterili che non sono Marte e Zie, oppure che sono ribelli o considerate criminali irrecuperabili dal regime e vengono mandate nelle Colonie a morire raccogliendo scorie radioattive.
In questo panorama noi seguiamo il racconto di una ancella, Difred, che cerca di sopravvivere con la speranza di ritrovare suo marito e sua figlia, da cui è stata separata dopo che, tutti insieme, avevano cercato di fuggire in Canada. Una volta catturati, siccome il marito era divorziato, il loro matrimonio è stato riconosciuto non solo illegale ma criminale e la famiglia è stata sfasciata.
Non ti dico altro per non riovinarti la sorpresa!
Cosa ne penso io
Io amo i libri su società distopiche, futuri immaginari, insomma alla Fareneiht 451 per intenderci, quindi già partivo motivata.
“Il racconto dell’ancella” ha come caratteristica una narrazione non lineare fatta di salti continui fra passato e presente, il che rende perfettamente lo stato perenne di angoscia (causata da motivi di volta in volta diversi) della protagonista.
L’unica cosa che mi ha fatto andare in bestia è che il finale non è un finale e questo, per me che mi attacco ai personaggi come una patella allo scoglio, è insopportabile.
Problema presto risolto visto che ho scoperto che il secondo libro è già pronto e presto arriverà anche in Italia.
Senz’altro è un libro che consiglio molto anche per riflettere sul nostro presente.
Tu lo hai già letto?
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