Oggi per chi fa il mio lavoro (lo so, non solo per noi, ma forse noi SAPPIAMO con più coscienza di altri cosa è successo, perchè, cosa poteva accadere) è un giorno grande.
Tutto il mondo festeggia e io stavo per piangere sul giornale al bar quando ho finalmente avuto il tempo di sedermi e leggere questa notizia.
Le miniere sono tremende. Caldo, buio, rumore, vibrazioni, polveri, claustrofobia, pericolo.
Un riassunto a 700 metri sotto i nostri piedi di tutto quello che di peggio può succedere sul lavoro.
Beh oggi per una volta, una MISERA GRANDISSIMA volta, piangiamo di gioia e non sulla bara di qualcuno.
33 uomini sono tornati in superficie.
Troppe volte sono riemersi da miniere, cisterne, pozzi neri, silos, solo i soccorritori. Gli ultimi tre morti in Italia a Capua il 12 settembre di quest’anno.
Ma stavolta no, stavolta sono tornati tutti.
La tecnologia ha funzionato.
La fortuna c’è stata (e serviva, inutile negarlo).
Ma chi fa il mio lavoro sa che per tirarli fuori tutti e 33 una cosa è stata fondamentale.
O meglio una persona: lui
Luis Urzua era il capoturno quel 5 agosto maledetto in cui i minatori sono rimasti soli. Al buio. In un forno centinaia di metri sotto le nostre case.
Ma lui, figlio maggiore orfano di padre con 6 fra fratelli e sorelle, ha fatto la cosa più difficile quando si tratta di sicurezza: il leader. Non il capo, il LEADER.
Ha preso decisioni difficili, razionato cibo, sedato liti.
Lo ha fatto con l’autorevolezza datagli dai suoi uomini che si sono affidati a lui perchè lui li aveva sempre guidati con fermezza e giustizia in quel mondo duro e buio che è la miniera.
Quando si tratta di sicurezza sul lavoro la tecnologia è fondamentale, ma non può fare tutto.
L’essere umano, il capo che sa prendere decisioni scomode se serve, il leader che ti riprende non solo se sbagli il tuo lavoro ma anche se non lo fai nel modo giusto, sicuro, sano.
L’uomo o la donna che hanno l’ATTEGGIAMENTO giusto è la cosa più importante.
Voi mi direte che però questo non ha impedito a “los 33” di rimanere bloccati e che quello è stato il problema di sicurezza.
Vero.
Fino a un certo punto.
Perchè se non ci fosse stato un uomo così quei 33 non sarebbero tornati tutti.
Era uno dei rischi più grandi che paventavano gli psicologi interpellati. Depressione, insofferenza, rabbia, sfoghi violenti.
Lo stress sul lavoro è uno dei più importanti fattori di sviluppo di patolgie nel mondo industrializzato.
Anche questa è sicurezza.
Quell’uomo ha impedito la seconda strage che si rischiava dentro la miniera.
Che non sia dimenticato.
è vero, non ci avevo riflettuto su questa cosa. sull'importanza del leader. è vero. 33 vite sono salve perchè una di loro è riuscita a non perdere la calma, a razionalizzare, a pensare agli altri prima che a se stesso, ad uscire per ultimo, vivendo da solo un'ora in più di clausura. questi sono uomini veri!!!
quando fai sti post mi piaci proprio tanto, sai? 🙂
@F è deformazione professionale! Questo alvoro ci si appiccica addosso e riciuccia fuori in continuazione. Alla faccia di chi pensa che lo si faccia "per ripiego".
Sono stati un semplice difficilissimo grande esempio per tutti. Noi dei Paesi Sviluppati. Noi che siamo nella parte più fortunata del Mondo.
Noi.
Che ci facciamo confondere le idee serie con i numeri del SuperEnalotto.
Ho pianto mentre li vedevo salire. Ed era un'emozione doppia, per le vite salvate, per la grande forza trasmessa, per la volontà di chi era sopra di loro. Per la umana umiltà dimostrata.
Chissà cosa sarebbe successo nella nostra Europa. Non posso fare a meno di chiedermelo.
Con la speranza che non succeda.
tra tante tragedie questa ha avuto un lieto fine, concordo sull'importanza di un leader che mantenga il sangue freddo nelle situazioni a rischio, bel post :*
grazie per averci fatto conoscere questo aspetto "tecnico" a cui non avevo pensato.